Terzo appuntamento con le Poetesse tedesche attraverso i secoli.
Questa volta a confronto le penne straordinarie di:
Ingeborg Bachmann (1926-1973)
Alla parola che celebra se stessa nei riti dell’estetismo, Ingeborg Bachmann si fa portavoce di una poetica moderna del sublime che riconosce la grandezza dell’uomo nella sfida che egli rivolge alle potenze che lo sovrastano. Se Dio non abita nel mondo, se la storia è visitata dal male, se l’uomo è estraniato da sé stesso, spetta al canto epico, all’elegia testimoniare la verità. Il non rivelarsi di Dio, la sua presenza-assenza che lega Ingeborg Bachmann a Hölderlin p. es. si rovescia così nella trascendenza mistica della parola. Ogni poesia è in questo senso una preghiera, una invocazione e una chiamata in giudizio al tempo stesso.
Sarah Kirsch (1935-2013)
Fuori dalle due Germanie, Sarah Kirsch è diventata uno scandalo internazionale nel 1976, quando fu tra coloro che firmarono un appello perché Wolf Biermann potesse rientrare in patria e fu punita con l’espulsione dalla Repubblica Democratica Tedesca. Ma lo scandalo rimane anche senza le ragioni politiche, tanto insolita, fresca, fantastica e insieme concreta è la poesia di Sarah Kirsch: una rara irruzione di istintivo e di fiabesco, una folata di formule magiche sul torpore delle formule culturali e degli atteggiamenti letterari.
Maga, strega e fattucchiera è la Kirsch quando si aggira tra le cose del reale, quando soffre pene d’ amore, quando corre tra i fiumi, laghi, paesaggi della terra tedesca, sempre pronta a tentare sortilegi e metamorfosi sugli altri e su se stessa. Attraverso la sua voce Sarah Kirsch esprime l’anima di una donna ansiosa di libertà, instancabilmente curiosa, colma di avide voglie, ricca di scoppi di ilarità e assediata da una folla di immagini. Una maga straordinariamente femminile che ha scritto una volta: “Vorrei che le streghe, se mai esistessero, potessero usare le mie poesie come un loro manuale”.